fr.Vittorio Battaglioli

rientrare nell’infinito come le stelle al mattino

Era nato nel 1919, a Stagno di Camugnano (Bologna), un piccolo paese dell’Appennino tosco-emiliano. Soleva ricordare come, da bambino, nei boschi sorvegliati dal padre, guardia boschiva, aveva affinato lo sguardo, rendendolo attento a scorgere ogni segno della presenza di Dio nella creazione; il suo era uno sguardo ammirato, dai grandi occhi, permeato di una luce diversa, penetrante tanto da permettergli di scrutare il mondo, le cose, le persone, con intensità, e così entrare nel mistero dell’altro, con stupore, tenerezza, meraviglia, dolcezza.

Ancora adolescente entrò nell’Ordine dei Frati Minori, accolto presso il Collegio Serafico di Giaccherino e successivamente presso lo studio di Bosco ai Frati. Dopo gli anni del Collegio, essendo di salute cagionevole, fu ammesso al noviziato a Cortona dove, nel 1936, emise la prima professione dei voti. Compiuto l’intero ciclo degli studi filosofico-teologici a Firenze e a Siena, nel 1941 emise la professione solenne e nel 1942 fu ordinato sacerdote. A causa della salute malferma fu costretto ad una lunga convalescenza presso il Sanatorio di Poggiolo (Fi), al termine della quale ritornò a Siena per esercitare il servizio di insegnante di italiano e storia dell’arte nei licei della Provincia. L’incarico durò pochi anni; ben presto, infatti, a motivo della sua preparazione e della spiccata sensibilità spirituale, fu chiamato a Milano da P. Agostino Gemelli all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in qualità di assistente; era il 1954.
Per dieci anni lavorò a Milano come Assistente dell’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità, servizio che continuò, dal 1964 al 1973, a Roma presso la parrocchia di San Gregorio VII.
Nel 1973 il Capitolo dei Frati Minori di Toscana lo volle Ministro Provinciale. Fino al 1979 svolse il prezioso servizio di Ministro della Provincia Toscana e delle competenti missioni di Bolivia, Turchia e Marocco, recandovisi spesso in visita. È stato membro del Consiglio plenario dell’Ordine (Roma, 1974) e presidente della Conferenza dei Ministri Provinciali d’Italia (dal 1975). Libero dalla responsabilità di ministro, ha prestato la maggior parte del suo tempo alle attività di conferenziere, predicatore, assistente di gruppi, soprattutto giovanili, offrendo con generosa disponibilità la sua sensibilità ed esperienza anche nel campo della formazione, soprattutto a Fiesole, a La Verna e a Pisa.
Fu fecondo dal punto di vista letterario poetico, incoraggiato in modo particolare dalla prof.ssa Maria Sticco e dal Prof. Ezio Franceschini.
Gentile e cortese fino agli ultimi giorni, è stato raggiunto da sorella morte al termine di una lunga malattia che lo ha accompagnato negli ultimi anni.
P. Vittorio era un puro di cuore, ed era questa sua caratteristica che lo rendeva così intimamente francescano. Puro di cuore, come Francesco ci svela debba essere il vero servo di Dio: “Puri di cuore sono coloro che disprezzano le cose terrene e cercano le celesti e non cessano mai di adorare e di vedere il Signore Dio vivo e vero con cuore ed animo puro” (Amm. XVI). Veramente P. Vittorio aveva sempre lo sguardo “dentro” e “in alto”, mai si fermava alla superficie delle cose, sapeva cogliere ogni particolare, e tutto sempre riportava al Creatore altissimo di tutte le cose. Vedeva Dio.
Guardava tutto, guardava dentro, guardava sempre e … vedeva Dio. Occhi grandi, aperti sul mondo, in perenne rendimento di grazie: come quelli del Crocifisso di san Damiano.
P. Vittorio era poeta, perché sapeva “intuire” il mistero della vita: sapeva andare in profondità, e coglieva il senso più nascosto delle persone e delle situazioni, che rimaneva ignoto ai più, e che lui invece scorgeva con chiarezza, anche dentro le pieghe più cupe e a volte buie dell’esistenza.
Aveva una sua bellezza cristallina, che era ad un tempo semplicità e innocenza, e che rifletteva intorno a sé, così che incontrarlo era sempre una benedizione: ti rendeva bello, e buono, perché lui vedeva tutto così: come appena uscito dalla parola del Creatore.
Ed è rimasto così fino all’ultimo: ancora quando si era indebolita la memoria se ti incontrava ti vedeva anche se non ti riconosceva, si interessava a te, al tuo mistero. Chiedeva sempre : Chi sei tu? Ed aggiungeva: Che Dio ti benedica … Dio e il fratello. Non eri mai uno qualsiasi per lui, o uno dei tanti; né la somma delle tue scelte e dei tuoi inevitabili errori.
Aveva l’ingenuità e l’innocenza di un bambino, frutto certamente di uno speciale carisma dello Spirito, ma anche del suo amore al Vangelo, e della sua personale fatica spirituale. Lui voleva essere fedele al dono ricevuto, e non ha mai indugiato nella tentazione dell’autosufficienza, nell’amore di sé, nella vanagloria … Era un semplice, come Francesco voleva i suoi frati: “Beato quel servo che non si inorgoglisce del bene che il Signore dice e opera per mezzo di lui, più di quello che dice e opera per mezzo di altri”.
I tanti giovani che ha incontrato, seguito e accompagnato, a Fiesole, alla Verna, a Pisa o nei lunghi tragitti delle tante marce che ha fatto, erano affascinati dalle sue parole e potevano ascoltarlo per ore, ma il primo a stupirsene era proprio lui. Mai si compiaceva delle sue meditazioni: era come se non gli appartenessero. Viveva tutto come un dono. Ed era generoso, soprattutto in lodi, incoraggiamenti, fiducia.
Tutti erano belli e buoni ai suoi occhi e ti faceva veder tutto e tutti nella stessa luce. Avveniva intorno a lui quello che diceva san Serafino di Sarov: “Coltiva la pace nel tuo cuore e tutti intorno a te troveranno la pace”.
Era uomo di misericordia perché esercitava con convinzione la mitezza evangelica, che è tutt’altro che codardia ed incapacità di scelta, o rassegnazione e debolezza. Traboccava di amore tenero, paterno, sincero. Si sapeva profondamente amato da Dio, e si lasciava amare teneramente come un figlio da Colui che riconosceva come Padre suo. Quanto calore nel tono grave della sua voce piena di dolcezza, quanta passione per la vita, quanta cordialità nel suo tratto, quanta sollecitudine e attenzione …
P. Vittorio è stato un padre per molti di noi, e ci ha insegnato a vivere da figli.

 

estratto dal sito web www.ofspisasantacroce.it