Scultura del Battaglioli: il significato (nascosto) della luce

Come magistralmente descritto da Angiola Maria Romanini, "...l'incontro con la scultura ha avuto importanza decisiva per Romano Battaglioli. Ha svelato le dimensioni tragiche di quello che nelle prime pitture poteva ancora apparire idillio e gentile lamento sommesso...la scultura ha mostrato la ben diversa natura rocciosa di questo schermo. Non è nebbia ma pietra di macigno che, più a fondo va lo scalpello che incide, più risuona intatta, un granito di dimensioni abissali..."

 

Con lo scalpello Romano ha scavato nella pietra i pesanti contorni della solitudine, del silenzio e dell'umana sofferenza, ma ha anche delineato la solida forza della famiglia, dell'amore e della pietà, e quindi della Fede, in Dio e nel prossimo. 

 

La bellezza ed i messaggi delle sculture del Battaglioli tuttavia non si sono fermate (e non potevano fermarsi) soltanto al divario duramente conquistato nella pietra tra strati e strati, scalini a volte impercettibili eppure netti e definiti.

 

In molte opere la pietra scelta diveniva chiave di volta per letture inverse di ciò che in apparenza sembrava: ed ecco che il marmo rosa del Portogallo, oppure l'alabastro o ancora l'onice bianco, oltre alle chiare ombre create dall'esposizione alla luce laterale, vera fonte di spessore già insospettabile a prima vista, offrivano retrospettive ed ampiezze inaspettate e talvolta squarcianti, come la foto della scultura in alto può dimostrare più di ogni parola.

 

Nel caso di questa scultura, il rosa pallido del marmo e le sue tenui venature che fanno da sfondo al "Calvario" si trasformano in una palla di fuoco rosso-arancio attraversata da gravi colate quasi nere: l'emblema delle sofferenze del Cristo e dell'umana oscurità che mai ci abbandona, spesso più forte del bene ed inquietante laddove visibile.

 

Sono i giochi di luce che Romano più amava, quella luce che era quasi la sua ossessione e capace in questo caso di trasformare la sua opera da una sommessa accettazione della sofferenza ad un devastante grido di dolore. 

 

Dimostra l'importanza del materiale e dell'angolatura della luce cui viene esposto, come strumento di lettura diversa di ogni cosa secondo la prospettiva dalla quale la si guarda o meglio ancora come sguardo interiore all'anima, lo stesso tema del precedente ("Calvario") questa volta scolpito su un'esile lastra di alabastro.

 

Pallido ed opaco frontalmente ma dotato di un'anima trasparente e candida dai soli contorni scuri laddove lo scalpello ha scavato più a fondo, un trionfo di purezza circondato dall'oscurità che attraverso la luce emerge prepotentemente con tutta la sua forza.

 

Luce ed ombra, bene e male, bianco e nero: ogni scultura del Battaglioli offre molteplici interpretazioni dettate dalla scelta (libero arbitrio) del tipo di luce e dal tipo di esposizione ad essa; un chiaro ricamo alla sua continua ricerca della Fede ed una continua dimostrazione di inaspettata speranza in ogni punto (momento) oscuro ma anche della inestinguibile presenza dell'oscurità in qualsiasi punto apparentemente chiaro.